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Mercoledì 2 gennaio 2008
CORRIERE DELL'UMBRIA
Un medico e quattro infermieri iscritti nel registro degli indagati
In 5 nei guai per la fine di Luca
Oggi l'autopsia sull'uomo deceduto dopo aver ingerito metadone
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ELIO C. BERTOLDI
PERUGIA - Cinque iscritti sul registro degli indagati per la morte di Luca Gambini, 29 anni, di San Giustino Umbro in Alta Valtiberina, morto nel repartino di psichiatria in via del Giochetto, dopo aver ingerito 160 ml di metadone, sottratto nella stanza di un altro ricoverato, cui la sostanza era stata data come terapia. L'iscrizione dei cinque sarebbe "un atto dovuto" per permettere la migliore difesa e la nomina di consulenti di parte in vista dell'esame autoptico che verrà effettuato oggi pomeriggio dal dottor Luca Lalli (per quanto riguarda l'esame tossicologico gli accertamenti saranno affidati e svolti dalla dottoressa Paola Melai), incaricato dal pubblico ministero Tullio Cicoria, che ha aperto una inchiesta per omicidio colposo. Gli iscritti nel registro degli indagati sarebbero un medico e quattro infermieri, che operano nella struttura. " A nostro avviso l'evento morte era prevedibile alla luce di quanto era avvenuto diciotto ore prima" - non ha dubbi l'avvocato Carmelita Cosentino che assiste i genitori e i fratelli di Luca. La famiglia ha nominato, per seguire l'esame necroscopico, un consulente nella persona del dottor Luca Pistolesi. "Non si può morire così, per di più all'interno di una struttura ospedaliera" - ripete la sorella della vittima, Cristina. Il primario della struttura psichiatrica, il dottor Marco Grignani, ha spiegato che la struttura sanitaria ha fatto tutto il possibile, monitorando il paziente dal primo momento sino all'ultimo. Grignani ritiene, allo stato, che ci si trovi davanti ad una morte improvvisa. Adesso la parola passa ai medici legali e alla procura. Le indiscrezioni dicono che nel reparto si sono vissuto momenti di grande tensione, sabato, quando i familiari sono andati a chiedere chiarimenti sulla tragedia che aveva colpito il loro giovane congiunto. Il padre della vittima, in particolare, avrebbe dato segni di forte coinvolgimento e di nervosismo, in quanto per nulla soddisfatto dalle risposte che aveva ricevuto dai responsabili della struttura sanitaria. La mamma di Luca il giorno precedente era stata in visita al figlio e lo aveva sgridato per quanto aveva fatto (l'ingestione di metadone), ma quando aveva chiesto di restare al capezzale di Luca (che era lucido e presente a se stesso), gli avevano detto di stare tranquilla e di tornare a casa. La mattina dopo le avevano comunicato la morte del figlio.